Grazie HEBE per avermi cambiato la vita! Le parole di Leonardo.

La lettera di un partecipante dopo il percorso con HEBE.

Con tanta emozione, vogliamo condividere con Voi le parole che Leonardo Gariboldi, partecipante alla prima fase di ricerca di HEBE, ci ha inviato.Leonardo ci ha scritto una splendida lettera, davvero avvincente, che riportiamo integralmente qui:

Pensieri sparsi di un volontario del progetto HEBE

Cara HEBE,

ti chiamo HEBE, come una persona, anzi, come la coppiera degli dèi, anche se sei fatta da 140 ricercatori. Non si offenderanno. Volevo scriverti per raccontarti come ho passato i sei mesi con te. O forse, più che con te, parlerò con me, tra me e me. Un flusso caotico di ricordi, un soliloquio per mettere in ordine le idee…

L’inizio mi è chiarissimo nella memoria. Mi ricordo ancora, come se fosse oggi, quel pomeriggio del 28 novembre 2022. Esco dallo studio della dott.ssa Lucini all’Istituto Auxologico, dopo il terzo giorno di esami e visite per far parte del tuo progetto. Esco con i miei 145 kg e un atavico amore per il divano, insieme a tanti numerini catastrofici sul mio stato di salute. Mi spaventa quell’insulina nel sangue. C’è scritto 56. Non so le unità di misura, ma non importa. C’è scritto anche che il massimo deve essere 25. E 56 è più del doppio di 25, fin lì ci arrivo anch’io. Qualcosa di brutto vorrà pur dire. I trigliceridi e il colesterolo anch’essi fanno festa sopra la soglia massima. Gli altri numerini non so neanche che cosa vogliano dire. Maledetti…

Non ci vuole una laurea in medicina (che non ho) per sapere che devo perdere peso (tanto) e mettermi a fare attività fisica. 145 kg non sono pochi. Quanto riuscirò a perdere? Boh… Oltre agli esami che mi hai fatto fare, dopo qualche settimana ho fatto un’ecografia all’addome. Tutto bene, tranne che al posto del fegato c’è un blocco di grasso con qualche cellula epatica qua e là. Steatosi, la chiamano quelli che hanno studiato medicina. Suona bene, ma vuoi vedere che fa male?

Perché ci sei voluta tu, cara HEBE, per mettermi in riga? È presto detto: non avevo nessuno a cui dover veramente rendere conto del mio stile di vita. Quando è arrivata la richiesta di volontari – quand’era? luglio? – mi sono detto: perché no?

Lo sappiamo tutti, o almeno lo sanno tutti gli obesi e i sovrappeso, che la dieta inizia sempre domani. Non oggi. Domani. C’è una bella differenza tra oggi e domani, non trovi? C’è sempre un motivo, e di quelli ottimi, perché la dieta non può iniziare oggi, ma solo domani. Fine novembre… tra un mese c’è Natale. Sei matto a iniziare la dieta adesso? Aspetta dopo Natale. Ma dopo Natale c’è Carnevale. E dopo Carnevale c’è la Pasqua. E poi c’è il compleanno. E poi c’è quell’altro motivo per cui assolutamente la dieta inizierà domani. Domani. Non oggi. E, invece il 28 novembre 2022 è diventato l’oggi. Oggi. Sapendo che poi tra tre e sei mesi, i nuovi numerini sarebbero stati analizzati con sguardo arcigno da qualcuno del tuo team per vedere se nel frattempo avessi seguito le indicazioni come un soldatino prussiano o no.

E si inizia così con la dieta. La cena del 28 novembre. Non me la ricordo, te lo confesso candidamente. Però devo dire che la dieta non mi è pesata. Certo, ho dovuto riorganizzare tutto il modo in cui mi nutrivo, in quantità e in qualità. Probabilmente ho vissuto in modo corretto la dieta fin dall’inizio e questo mi ha aiutato. L’obesità andava affrontata sia come malattia del corpo (la ciccia in più) sia come malattia della mente (si può dire così? Io lo faccio, tu chiamala come vuoi; l’esperta di medicina sei tu). Sarò più che franco, sarò brutale: non avevo scuse. Mangiavo troppo a ogni pasto e troppe volte al giorno. Ho detto subito alla dott.ssa Lucini che non avrei accampato le solite scuse: gli ormoni, le ossa grosse, la ritenzione idrica, ecc. No, cara HEBE! Nessun ormone mi ha mai spinto ad aprire il frigo alle 10 di sera e prepararmi una seconda cena. Nessun osso grosso mi ha mai obbligato a mangiare una torta intera in un giorno. Era la mia mente. Ecco perché sopra ho parlato di una malattia anche della mente.

Per quanto riguarda l’obesità come malattia del corpo, la soluzione è semplice: una dieta ipocalorica. A differenza di te che di lauree in medicina nei hai 140, io non ho una laurea in medicina, ma una in fisica sì. Per perdere peso devo bruciare più calorie di quante ne assumo. Si chiama primo principio della termodinamica (ma non raccontarlo così a un esame di fisica…), e per ora non è stato smentito.

Ho avuto ben chiaro fin da subito che la dieta ipocalorica ha una durata finita. Questo per me è importantissimo. A seconda di quanto peso si deve perdere, durerà due mesi, sei, otto, dieci, quello che è. Ma poi finisce. Temo che molti inizino la dieta pensando che per tutta la vita dovranno nutrirsi di sedano e acqua (e NON è questa la dieta che mi hai proposto!). No. Devi mangiare correttamente (in qualità) e in quantità ridotte solo per qualche mese. È davvero impossibile non sgarrare per qualche mese? Mi son detto: se per sei mesi a Natale non mangio il panettone, a Carnevale non mangio i tortelli e a Pasqua non mangio l’uovo di cioccolato e la colomba, cosa mi succederà mai? Niente. Mica morirò. E se anche dovessi morire, di sicuro non sarà per questo motivo! Il tuo progetto doveva durare sei mesi. Per sei mesi si può benissimo non sgarrare, suvvia! Insisto su questo punto perché ho visto sui vari social come molte, troppe persone siano alla ricerca ossessiva di nutrizionisti-dietologi che autorizzino lo sgarro. Bene, forse non lo sai, ma ti informo che il mondo lì fuori ne è pieno. Non farai la minima fatica a trovarli. Ma ne vale la pena? La dieta ipocalorica è la cura per una malattia, e durerà solo qualche mese. Seguila! Se vai dal tuo medico e questo ti dice che, in base agli esami, risulta che devi prendere una pastiglia tutti i giorni mattina e sera, forse che ti salta in mente di chiedergli se una volta alla settimana puoi fare lo sgarro di non prenderla? Certo che no! Ammettilo, cara HEBE: ti sentiresti un’idiota al solo pensarlo. E perché con l’obesità non vorresti seguire la cura, cioè la dieta ipocalorica, allo stesso modo? Una volta finita la dieta ipocalorica, potrai tornare a mangiare – ma questa volta stando attento alle quantità e alla qualità – tutti quei cibi che vedi come sgarro e che sgarro non sono. Nessun cibo è sgarro, me lo insegni tu (a parte quelle che sono veramente delle porcherie). Ci sono cibi che si possono mangiare tutti i giorni e altri che è meglio mangiare più di rado. Tutto qui.

La qualità… Quanti nuovi cibi ho scoperto grazie a te! Uno su tutti: il kimchee, le verdure fermentate della cucina coreana. Se sono kimchee-addicted è solo colpa tua. Sappilo. Il negozietto cinese che me lo vende ti ringrazia sentitamente.

E insieme alla dieta… l’attività fisica! Avevo poca, pochissima scelta: la camminata veloce. Con i miei 145 kg la corsa era fuori questione. Non so nuotare. Di andare in bicicletta non ne parliamo neanche. Servono le scarpe adatte: shopping da Decathlon. E poi via, con i 30 minuti quotidiani di camminata veloce. Le prime settimane sono state tremende. Un male ai metatarsi (ho cercato in rete come si chiamano per farti contenta) che non ti sto a descrivere. Ma ho tenuto duro e il dolore si è ridotto fino a scomparire nel giro di un mese. Durante le vacanze di Natale mi sono detto: proviamo a correre. Ma temevo di farmi male. Alle caviglie, alle ginocchia, alla schiena, da qualche parte insomma… E allora, a metà dei 30 minuti, provo a fare solo quattro passi di corsa. Quattro. Alla lettera: uno-due-tre-quattro. Poi basta, altrimenti mi faccio male. Domani no. Aspettiamo dopodomani per rifarlo. E così i passi di corsa sono diventati sei, poi otto. Poi ho provato a farli due volte nei 30 minuti, poi tre volte. Un giorno ho preso le misure di alcuni tratti in uno dei giardinetti dove andavo a camminare: uno da 10 m, uno da 50 m e uno da 100 m. E un tratto dopo l’altro… arriviamo al 19 marzo 2023! Sono in Piazza del Duomo, in mezzo a migliaia di persone con la maglietta rossa e la pettorina numerata. Sto per partecipare alla mia prima Stramilano! Quella corta. Quella da 5 km. Così dicono gli organizzatori… bugiardi! All’arrivo il mio fitbit mi segnala almeno 7 km. Tutti corsi con un ritmo tranquillo, senza strafare, dall’inizio alla fine senza mai fermarmi per prendere fiato. Cara HEBE, chi lo avrebbe mai detto quel 28 novembre?!? Io no di certo. By the way, ho fatto conoscenza con tutti gli scoiattoli del quartiere. Se ti capita di vedere un matto che va in giro a correre con le tasche piene di noci, sono io. Sono il loro pusher di fiducia. Sì, lo so, da noi sono una specie infestante e non dovrei nutrirli, ma non so resistere; non sono perfetto.

Nel frattempo, cara HEBE, mi sono iscritto a un corso di taijiquan, un’arte marziale cinese, di quelle tranquille; niente a che vedere con Bruce Lee. Mi piace tantissimo, e fa parte del mio nuovo stile di vita. Adesso ho iniziato il secondo corso e sto imparando il secondo lu (la successione delle posizioni). Dovrei fare anche gli esercizi con gli elastici per la forza, ma il taijiquan è infinitamente più bello da praticare. Ma questo non andare a dirlo alla dott.ssa Lucini se no mi sgrida!

Nel frattempo, durante i sei mesi del tuo programma, il mio corpo è cambiato. Dieta ipocalorica e camminata veloce mi hanno fatto perdere peso (per fortuna avevo nell’armadio un po’ di vestiti vecchi!), mi hanno portato a nutrirmi molto meglio, e in generale a sentirmi davvero bene. Non ho più preso l’ascensore (ti ho mai raccontato del fiatone che mi veniva i primi tempi a fare due piani a piedi per arrivare in ufficio in dipartimento?) né le scale mobili.

E si arriva così alla visita finale dopo sei mesi dal fatidico 28 novembre. La nuova ecografia testimonia che la steatosi è sparita. “E ci sono medici che dicono che dalla steatosi non si può tornare indietro!” chiosa la dott.ssa Lucini con tono beffardo; deve avere un conto in sospeso con qualcuno, vallo a sapere. Tutti i numerini dei tre giorni di esami finali sono tornati a posto. L’insulina nel sangue da 56 è scesa a 8, i trigliceridi da 225 a 60. Anche tutti gli altri numerini che non mi ricordo ma che sono scritti da qualche parte vanno benissimo. Ti risparmio le unità di misura perché non le so, ma tu sì. Ti risparmio anche la mia crisi isterica al prelievo del sangue; è una mia nevrosi e ha fatto molto divertire il tuo team al Policlinico. La dott.ssa Rota te lo avrà sicuramente raccontato e avrai riso anche tu alle mie spalle. Hai fatto bene. Io avrei fatto lo stesso. E di gusto. C’era anche il tuo primo laureato. Fagli i complimenti per la laurea anche da parte mia. A raccontare barzellette però non è un granché, ma questo non dirglielo, magari ci rimane male.

Sì, lo so, c’è chi vuol sapere quanti chili ho perso nei sei mesi. Top secret! Questo deve rimanere un segreto tra me e te.

Grazie HEBE per avermi cambiato la vita! Perdonami per la lunghezza e la confusione in questa mia letterina, ma sono un chiacchierone e per questo non c’è rimedio.

                                                                 Leonardo

P.S. Vabbè… se proprio insistono… Da 145 kg sono sceso a 90 kg. Quindi il progetto HEBE funziona. Q.E.D.